martedì 19 gennaio 2010

Si fa presto a dire Weiss Vol.3

Anche se non sembrerebbe, siamo quasi a Giugno e quindi la stagione “calda” sta per cominciare. Forse. Comunque sia mi sembra giusto fare un po’ di riti propiziatori e quindi provo a rievocare l’appuntamento con le birre di frumento, chissà che non aiuti :P Premesso che questa volta ho messo insieme alcune note prese diverse settimane fa ( quindi faccio affidamento sulla mia memoria, la scorsa volta è stata ad ottobre :) ), ecco una terza carrellata di weizen che si possono trovare sui nostri scaffali. Ta-daa !:
Hopf Helle Weißbier
Via, partiamo subito con una bella sorpresa: una birra molto chiara, velata con una schiuma bianca persistente che mi ha stupito per la leggerezza e il finale secco e con un naso piuttosto votato alla frutta bianca. Dopo la weizen russa Baltikache secondo me ricordava il melone, in questa Hopf ho sentito tanta pera. Insomma, devo ammettere che questi profumi un pochino fuori dai soliti binari non mi dispiacciono affatto. Curiosa.. e dissetante ;)
Kapuziner Weißbier
Nome famoso, certo… ma come tante altre volte io arrivo tardi e ho provato questa birra dopo averla vista e sentita nominare spesso. Risultato? Forse la paragonerei alla Maisel, per il suo carattere più intenso dimostrati dal forte profumo “bananoso” dato dal lievito e un gusto più pieno e caramellato rispetto alla media. A tutto ciò si è aggiunta l’impressione che nascondesse qualche tono leggermente “caldo” e speziato di lievito. Forse poco dissetante ma molto “solida”.
Oettinger HefeWeißbier
Argh, una weiss in lattina! Ebbene si. Forse quella delle birre di frumento tedesche è la schiera di etichette tra cui c’è meno differenza sul prezzo finale ( tutte bene o male oscillano tra 0,85 e 1,2 € per una bottiglia da mezzo litro dalle mie parti ) quindi vederne una palesemente fuori dal coro mi ha incuriosito. Non chiedetemi il prezzo preciso, non lo ricordo ma era piuttosto basso.. qualcosa come 40 o 50 cents per la lattina. Curiosità + velato masochismo hanno unito le forze e quindi ecco che compare sul blog. Però non era cattiva come era facile aspettarsi. Ok, era beverina, poco carbonata e con un finale leggermente asprigno… ma il lavoro del lievito si sentiva parecchio ( i canonici banana + chiodi di garofano, per gli amici rispettivamente acetato di isoamile e vinil guaiacolo… tanto per far finta di saperla lunga :P ) e faceva una schiuma bella compatta. D’estate, contro la sete… “perchè no” ecco.
HB Munchner Weisse
Beh, qui altro che nome famoso.. famosissimo direi. Anzi vi dirò di più: sapendo che molto indietro nel tempo la Hofbrauhaus vicinissima alla piazza il monopolio sulla produzione di questo tipo di birre su Monaco e tutta la Baviera mi sono detto “Allora la sapranno fare una weisse”… e infatti è stata una conferma. Forse la mancanza di effetti speciali potrebbe spiazzare ma la immagino che il rispetto della tradizione sia proprio lì: corposa, dolce, bananosa e leggermente citrica nel finale. Niente di più e niente di meno.
Konig Ludwig Weissbier Hell
E per finire un’altro primo incontro, quello con una Konig Ludwig. Non chiedetemi perchè ma questo nome l’avevo già sentito qua e là e mi ero fatto l’idea di un marchio importante. Non ho idea delle origini di questa “brauerei” ma il risultato non mi è dispiaciuto. Pur una entrata in scena non delle migliori, con un color arancio scarico opaco abbastanza triste e una schiuma con bolle grosse, si è rifatta con un naso fruttato molto intenso e un gusto pieno rimanendo piuttosto beverina. Un finale leggermente pepato e di frutta bianca completano l’opera. Da ritrovare.
Questa cosa delle weiss sta cominciando ad assumere proporzioni interessanti, eh. Sarà uno stile sottovalutato ma di etichette ce ne sono parecchie… e come immaginavo non sono affatto tutte uguali :)

domenica 10 gennaio 2010

Quanto costa aprire un microbirrificio o un brewpub ?

Vi ricordate dell’articolo su quanto costa aprire un beershop ? Si trattava di un paio di considerazioni fatte su un articolo letto su un periodico.
Si direbbe quasi che ci abbiano sentiti, dato che a distanza di qualche mese lo stesso magazine pubblica un articolo sulla attuale tendenza che vede nei Microbirrifici “l’ultima passione degli italiani”. Come nel caso precedente, ci offre lo spunto fare due conti ed analizzare come si possa aprire una attività del genere. Ovviamente ci sono già, in Italia, tanti professionisti che hanno già intrapreso questo progetto e che sicuramente conosceranno l’argomento meglio di noi, ma per gioco proviamo a vedere cosa salta fuori.
Per la precisione i dati numerici sono forniti da Leonardo Di Vincenzo, mastro birraio di Birra del Borgo, quindi credo che siano attendibili. Si tratta sicuramente di cifre indicative e che non vogliono essere regole precise valide in qualsiasi caso, ma servono a darci una idea di massima. Vi cito qui la piccola parte dell’articolo che ci interessa:
Il microbirrificio ha bisogno di 140mq di spazio: 40 per il magazzino dove conservare le materie prime, i restanti per le macchine, l’imbottigliamento e l’imballaggio. E occorre chiedere l’autorizzazione all’Asl e all’Ufficio tecnico di Finanza del Comune per vendere bevande alcoliche. Se, poi, dal semplice microbirrificio si vuole passare al brewpub, il locale dove degustare la birra appena fatta, servono altri 60mq.L’investimento iniziale ammonta a 100.000 €, che si recuperano in 4 anni. All’inizio dell’attività, è un buon segno se si vendono 200 litri al giorno.
( Aggiungo una precisazione io: a chi volesse approfondire l’argomento, comprese regolamentazioni in merito suggerisco la lettura di queste pagine su Mondobirra eMaxbeer )
Il pezzo avvalora l’idea che aprire un micro sia una mossa vincente spiegando che, a differenza di un pub, costa meno ed è una attività che si può svolgere senza dover assumere personale, che si può fare tutto da soli insomma. L’aggiunta dello spazio di degustazione, sempre secondo Leonardo, è da programmare in un secondo momento, dopo aver “ingranato”.
A parte il fatto che nei costi iniziali per cominciare questa attività non vengono presi in considerazione i costi dell’immobile ( Affitto? Acquisto? Mutuo? ), per il resto mi sembrano comunque cifre ottimistiche. Certo, non sto parlando dello spazio ( sebbene anche in quel caso bisognerebbe fare qualche precisazione, come la scelta di non avere un punto di spaccio diretto al pubblico ), ma di impegno economico. Non sono certo un esperto in materia e non mi sono fatto fare preventivi, ma credo che sia molto facile sforare di quei centomila euro indicati. Il mastro birraio dice anche che “ogni realtà artigianale produce dagli 800 ai 1000 ettolitri di birra l’anno“, il che significa se non erro 100.000 litri di birra. Partendo dal presupposto che non tutti i micro hanno impianti da almeno 1000 litri, prendiamone come esempio uno da 500. Per fare 100.000 litri servirebbero 200 cotte all’anno, che tolte un po’ di ferie e qualche festività significa praticamente una cotta ogni giorno lavorativo ( 220 all’anno ). So bene che con un lavoro in proprio non esistono sabati e domeniche, ma so anche che molti micro hanno impianti da 250 litri o anche meno ( 400 cotte l’anno? ). Qualcosa non quadra…
Oltre a voli pindarici sulla quantità prodotta ( gli unici che posso fare ), sono curioso di sapere se qualcuno saprebbe farci i conti per  vedere se anche i centomila euro iniziali siano sufficienti o meno. Impianto, strumentazione accessoria, cella frigorifera, un minimo di mobilio, impianti elettrici e idraulici.. eventuali adattamenti strutturali al locale… ci stiamo dentro ?
Sul “si recuperano in 4 anni” non metto bocca, immagino che dipenda dai litri venduti e dal prezzo che il birrificio decide di applicare.. intanto Andrea ha pubblicato un interessante articolo appunto sul prezzo della birra, se volete dare una occhiata.
Se qualcuno può aiutarci con questi conti ben venga, personalmente sono molto curioso :)