giovedì 6 gennaio 2011

Destinazione Birra: Stoccolma


Stoccolma è una città decisamente affascinante, conosciuta anche come la Venezia del nord per via della sua singolare conformazione, che conta diverse isole sulle quali è stata eretta la città. Austera e elegantissima, rende estremamente piacevole e rilassante la sua scoperta; soprattutto la notte è emozionante aggirarsi fra vicoli e canali, ogni angolo è una nuova scoperta.

Da qualche anno la città è al centro degli interessi birrari degli appassionati, grazie alla nascita di alcuni fra i migliori beer-bars del mondo e a una fervente scena artigianale. Quale occasione migliore dataci dallo Stockholm Beer&Whisky Festival per avere un contatto ravvicinato con questa realtà, e le aspettative non sono certo state deluse.
A dir la verità il Festival è stata forse la parte meno interessante, in Scandinavia da ormai molto tempo vige l'influenza statunitense per quanto riguarda la birra, e tutti gli artigiani locali hanno le loro belle IPA, Imperial Stout e Porter in "US style"…Un po' noiose sinceramente, e la possibilità di assaggiare allo stesso festival i prodotti americani presentati da uno dei migliori pub della città (l'Oliver Twist), non faceva altro che amplificare il gap esistente fra le due realtà, in favore ovviamente per i prodotti statunitensi. La perplessità è sempre quella: ma se alcuni birrai italiani avessero presentato i loro prodotti personalmente, cosa sarebbe successo in quel mare di mediocrità? Un plauso comunque al Ducato e alla Birra del Borgo, presenti grazie al loro importatore.
Innanzitutto bisogna dire che la Svezia vive una strana situazione con il consumo di alcol: come molti sapranno è vietato consumare alcol per strada e la sua vendita "pubblica" è concessa solo in grandi magazzini chiamati Systembolaget, l'altra scelta è chiudersi bene dentro i pub. Questi grandi magazzini vendono solo alcolici di ogni tipo, ma lo fanno con una scelta di qualità impressionante: solo per la birra erano presenti sugli scaffali tutti i grandi nomi del panorama mondale, un po' come trovare alla Standa bottiglie di Cantillon, De Dolle, birre americane e italiane…
Passiamo ai pub, dove bisogna dire che non è solo la birra a farla da padrone, ma anche il whisky, la selezione di questi ultimi infatti lascia senza parole: in quasi tutti i pub visitati c'erano liste infinite, da buon amante di Ardbeg mi sono sparato un goccio di una bottiglia del 1894 e un'altra del 1966 con 45 anni di invecchiamento in botte, roba da far sentire male anche il Maestro Stefano Carlucci del Le Bon Bock!
I pub di riferimento e di maggior fama sono sicuramente il già citato Oliver Twist (Replagargatan 6) di Jurgen Hasselqvist, personaggio di punta della nuova ondata birraria svedese, e il più recente Akkurat (Hornsgatan 18) di Sten Isacsson, salito ben presto ai vertici dei migliori pub del mondo. I due locali collaborano frequentemente tra loro, soprattutto nelle importazioni, facile infatti trovare birre americane alla spina, ottimi casks inglesi, grandi birre dal Belgio (senza parole la spina di Eylenbosch Framboise Cuvèe del 1989 all'Akkurat), artigianalità locali e specialità preparate soltanto per questi locali dai migliori Mastri birrai del mondo. Nel caso dell'Akkurat c'è la possibilità di attingere alla straordinaria cantina di birre "vintage", che hanno subito cioè un invecchiamento, lista seconda solo al leggendario Kulminator di Anversa. I prezzi non saranno certo favorevoli (alcune bottiglie superano al cambio i cento euro!) ma se "regge la pompa" si può fare una follia una volta nella vita. I due locali, entrambi in "english style" hanno una parte separata per la cena, l'Akkurat è un po' più grande ed è dotato di spazio per musica dal vivo, entrambi molto affollati come giustamente si addice a due templi assoluti del Gran Bere. Ho trovato straordinaria l'accoglienza e la competenza dei banchisti, con i due proprietari attivamente dietro al banco, per regalare a questi posti la giusta "anima".…Un'esperienza unica!
Nei vicoli del centro storico degno di nota è sicuramente il Glenfiddich Warehouse N.68 (Vasterlanggatan 68), elegante locale dedito come dice il nome al buon whisky, ma con un'attenzione particolare alla birra. Come negli altri due locali le spine superano le venti unità, con una preferenza per le specialità locali, presenti anche in moltissimi pub cosiddetti "minori", peccato che qui da noi a parte qualche raro esempio, non si segua lo stesso metodo per la promozione delle birre nostrane. La cena in questo locale è stata ottima, ma come già detto, Stoccolma si fa notare purtroppo anche per i prezzi altissimi, fortunatamente tutto nel segno della grande qualità.
Altro locale da segnalare è il Monk's Cafè (Wallingatan 38), dove per l'occasione del Festival sono stati ingaggiati Urbain Cotteau e Carlo Grootaert della Struise Brouwers per una cotta esclusiva. Il locale è molto pretenzioso, elegante e signorile, si perde un po' del calore riscontrato nei pub precedenti, ma il Monk's è studiato più come ristorante che altro. La lista di birre è eccellente e può contare su più di 500 birre in bottiglia (non tutti i nomi sono però degni di nota), si produce cucina alla birra e ci sono alcune specialità birrarie prodotte in loco dal Mastro birraio Charles Cassino, autore di birre che hanno lasciato il segno.
Il Monk's Cafè sta aprendo la sua seconda sede, e dagli stessi proprietari è nata l'idea del Belgobaren (Bryggargatan 12): stessa atmosfera raffinata, è il ristorante di un albergo a quattro stelle nel centro di Stoccolma, propone qualche birra alla spina (Struise in primis) e una lista infinita di birre in bottiglia dal Belgio. Più interessante è il vicino Bishop's Arms (Vasagatan 7), altro pub (trattasi di una catena di locali presenti in tutta la Svezia) in stile anglosassone e altra valanga di birre alla spina, locali e non. C'è da dire però che delle 25/30 spine di ogni locale, alcune e non poche sono dedicate a birre industriali, non si fanno mancare nulla, ma di queste ultime ne avrei fatto volentieri a meno.
Grazie ad alcuni beer-geek locali ho scoperto il Soldaten Svejk, pub che ti riporta in tutti i sensi (come dice il nome ispirato al "buon soldato Svejk" della letteratura ceca) alla tanto amata, almeno da me, Praga. Qua una graditissima sorpresa mi attendeva alle spine: 7/8 prodotti da microbirrifici della Repubblica Ceca, quasi tutti non pastorizzati e la leggenda che la settimana precedente avrebbero servito la Pilsner Urquell non filtrata, onore che viene dato solo al mitico Na Parkanu di Plzen. Il proprietario è ovviamente praghese e si dice abbia numerosi ponti aperti con il suo paese, il mio palato ne ha goduto parecchio ed è stato splendido immergermi nelle grandi pivo boeme. Locale consigliatissimo!
Altri posti degni di una visita sono il Duvel Cafè (Vasagatan 50) e il Man on the Moon (Tegnergatan 2), e per gli assaggi delle birre locali segnalo sicuramente le birre della Narke, Dugges, Nynashamns, Ocean, Oppigards, Jamtlands, anche se verrete distratti notevolmente dalle altre birre presenti nella batteria di spine di questi splendidi locali.

Orobie Beer Festival - Le birre protagoniste


OBF è una grande novità per la Provincia di Bergamo: si tratta infatti di un Festival della birra assolutamente diverso dai soliti, dedicato esclusivamente a prodotti di alta qualità, che prevede momenti di divulgazione rivolti ad un pubblico solitamente abituato a consumare tipologie più commerciali e convenzionali e che contiamo di stupire ed avvicinare definitivamente ad un nuovo mondo di saporite scoperte birrarie.
Metteremo a vostra disposizione circa 30 birre artigianali italiane, alla spina ed in bottiglia, dalla forte personalità e dal sapore inconfondibile: i birrai italiani sono i più innovativi al Mondo e le loro produzioni, che siano ottime interpretazione di stili classici oppure originali creazioni, vanno ormai a ruba anche nei Paesi di più antica tradizione birraria. All'ultimo International Beer Challenge di Londra, prestigioso concorso d'importanza mondiale, il nostro movimento birrario artigianale ha trionfato conseguendo ben 6 medaglie d'oro (un quarto del totale!), 6 d'argento e 9 di bronzo.
Ospiteremo microbirrifici già molto affermati ed apprezzati: Amiata (GR), Bi-Du (CO), Extraomnes (VA), Lariano (LC), Lodigiano (LO), Loverbeer (TO), Maltus Faber (GE), Menaresta (MB ), Toccalmatto (PR). Ogni produttore porterà almeno due birre, che saranno spillate direttamente dai birrai: vi offriremo quindi finalmente una mescita a regola d'arte (che contribuisce sostanzialmente alla qualità finale della bevanda) e l'opportunità d'incontrare professionisti entusiasti del proprio lavoro con cui soddisfare le vostre curiosità. Lo staff servirà inoltre le birre di Almond 22 (PE), Olmaia (SI) ed Orso Verde (VA).
Senza contare i numerosissimi riconoscimenti al massimo livello conseguiti negli anni scorsi, due birre del Bi-Du, dell'Orso Verde e di Toccalmatto (che ha anche vinto una medaglia d'oro al concorso "Birra dell'Anno 2010", il più importante premio italiano, e ben 2 medaglie d'oro al recentissimo International Beer Challenge 2010), una a testa di Almond 22, Amiata ed Olmaia hanno ottenuto le "Cinque stelle" dell'eccellenza nella "Guida alle birre d'Italia 2011" di SlowFood, mentre Loverbeer ha trionfato con il primo ed il secondo posto al concorso di Pasturana del 12 Giugno.
Eleggeremo anche noi le migliori birre del festival con un concorso popolare, dove tutti potrete votare, e con le valutazioni di una giuria ufficiale dai nomi prestigiosi: Flavio Boero (resp. qualità Carlsberg), Andrea Camaschella (esperto conoscitore del mondo delle birre belghe ed italiane), Luca Giaccone (resp. settore birra SlowFood), Marco Giannasso (Direttore Corsi Unionbirrai), Jerome Rebetez (della svizzera BFM, uno dei migliori birrai in assoluto al Mondo, che sarà anche "Special Guest" con le sue straordinarie e ricercate birre, molto difficili da trovare in Italia), Giorgio Marconi (degustatore de "La Compagnia del luppolo" di Bergamo e prefetto MoBI per la Bergamasca).
Potrete acquistare singolarmente gettoni per 30 cl di birra a 3,50€ oppure il carnet di 7 degustazioni da 15cl a 10€. Per una migliore esperienza gustativa non vi costringeremo ad usare i soliti bicchieri di plastica, che appiattiscono gli aromi ed i sapori, ma vi proporremo bicchieri in vetro, con una cauzione di 3€.
Ci sarà un servizio ristorazione con proposte variabili a seconda delle fasce orarie e possibilità di assaggiare piatti a base di prodotti tipici bergamaschi. La Domenica a pranzo, menù di cucina alla birra (da prenotare telefonando a "The Dome" ).
Grazie alla collaborazione con SlowFood Valli Orobiche sarà presente un banco che proporrà selezionati stracchini tipici, in particolare lo stracchino a "munta calda" delle Valli Orobiche, prossimo presidio SlowFood. Con questi prodotti, oltre a pane, farine e salumi artigianali bergamaschi, prepareremo, al di fuori degli orari dei pasti, taglieri e piatti molto appetitosi. Sono previsti "Laboratori del Gusto" in cui assaggiare i prelibati formaggi bergamaschi accompagnati ad alcune delle birre presenti al Festival, e, guidati da esperti, scoprirete come l'abbinamento cibo-birra sia molto moderno e valido come quello col vino (persino migliore in alcuni casi).
Il festival si svolgerà all'interno del locale e quindi si sarà al riparo anche in caso di maltempo; "The Dome" è facilmente raggiungibile dalla superstrada della Valle Seriana (uscita di Albino, meno di 10' minuti di strada dal casello autostradale di Bergamo), offre ampie possibilità di parcheggio gratuito ed è a pochi metri dalla fermata del tram. Maxischermo per le partite dei Mondiali di calcio.

La cucina alla birra


Preferite una bionda, una rossa oppure una bruna? Non equivocate, qui si parla di birra! Ognuno, infatti, ha le sue preferenze. Anche perché ne esistono decine di varietà differenti per aroma, gusto e profumo. C’è a chi piace berla ghiacciata insieme a una pizza, chi non la sopporta proprio e chi la usa in cucina come se fosse vino, in quanto ogni piatto acquista un sapore diverso in base al tipo di birra usato per cucinarlo. La birra è sorprendentemente versatile in cucina ed è adatta a preparare vari piatti, dall’antipasto al dessert. Non ci credete? Basta provare. Volete, ad esempio, rinnovare il solito antipasto? Seguite l’ultimo trend in cucina: le gelatine a base di birra. Semplicissime da realizzare, mescolando qualche foglio di gelatina alimentare - precedentemente ammollato e sciolto in un po’ di liquido – con la birra preferita, dopo qualche ora in frigo sono pronte per essere tagliate a cubetti e servite con formaggi, carni lesse, verdure, salumi e perfino pesci affumicati. Volete cimentarvi in succulenti piatti unici alla birra? Utilizzate carne di maiale, manzo e vitello. Provate la gustosa “carbonade” belga - fettine di manzo rosolate nell’olio, quindi portate a cottura nella birra (belga ovviamente), con cipolle a fette – accompagnata da un ricco purè di patate oppure il celebre manzo “alla Guinness” cotto nella tipica birra scura irlandese, o magari l’arrosto di maiale alla danese cucinato a lungo nella birra chiara, insieme a fettine di mele aspre o prugne secche. Il successo è garantito. Il sapore goloso e irresistibile di questi piatti, infatti, è dovuto alla cottura degli zuccheri residui, presenti nella birra, che creano una nota deliziosamente dolce e caramellata. Passando alle preparazioni dal sapore di mare, il gusto leggermente amaro della birra arricchisce gradevolmente il sapore di vari pesci d’acqua dolce (trota, anguille, carpa), frutti di mare (zuppa di cozze, ostriche) e crostacei (scampi e gamberi). E non è tutto, come dicevamo all’inizio, anche i dessert acquistano un sapore speciale grazie alla birra. Vi sembra strano? Eppure la birra aggiunta alle raffinate pastelle per crêpes, oppure alla pasta per bignè e frittelle, ne ravviva il gusto, rendendole più leggere e delicate, perché svolge la stessa funzione del lievito. In più è ottima per realizzare insoliti sorbetti e gelati. GLI ABBINAMENTI GIUSTI. La birra offre una vasta gamma di abbinamenti in cucina. Ma una prima, importante, distinzione va fatta tra le birre ad alta fermentazione, generalmente più alcoliche e impegnative, e quelle a bassa fermentazione, più semplici e beverine. Non tutte le birre quindi hanno le stesse caratteristiche e secondo gli intenditori ne esistono diversi “modelli”: dalla lager alla stout, dalla doppio malto alle trappiste belghe. Le lager, ad esempio, sono birre a bassa gradazione alcolica, con profumi vegetali e leggere note agrumate che si abbinano molto bene a piatti di verdure, pinzimoni e insalate di tonno. Ma a detta degli esperti le lager sono perfette con la bruschetta o la pasta con olive e capperi di Pantelleria, di cui ne esaltano la freschezza. Le birre a doppio malto, invece, nella versione “chiara” si abbinano gradevolmente con formaggi di media stagionatura e carni bianche, nella versione “scura” (spesso dal gusto deciso di caramello) sono indicate con piatti dalle cotture lunghe e sapori concentrati, come un saporito spezzatino di carne e peperoni. Le birre stout (tipo la Guinness) hanno forti note tostate di liquirizia, caffè e cioccolato che vanno a nozze con piatti dal sapore affumicato ma anche, per contrasto, con sapori tendenti al dolce. Le birre belghe, infine, rappresentano un universo molto variegato, quelle aromatizzate alla frutta, come lampone o ciliegia, sono ideali con i dolci alla frutta, in particolare ai frutti di bosco, e con le macedonie.

lunedì 20 dicembre 2010

Differenza tra la birra e del vino

Birra vs Vino



C'è stato un lungo dibattito in cui è la bevanda alcolica più generale - è la birra o vino? Tuttavia, per determinare la risposta a questa domanda abbiamo bisogno di specificare il significato della parola 'migliore'. Tuttavia, entrambe le bevande sono buone. Probabilmente è solo una questione di preferenza. Entrambi possono essere utilizzati in cucina, e hanno i loro rispettivi contributi sanitari. La loro concentrazione di alcol anche variare a seconda del tipo di birra o vino.

Primo, le birre sono estratti da semi di cereali, come il malto, grano, mais e anche riso. Luppolo, in realtà una forma di fiore, sono anche componenti aggiuntivi di birre che agiscono come conservanti. Al contrario, il vino è anche un'altra bevanda alcolica, tratto da uva e succo d'uva fermentato in particolare.

Per quanto riguarda la storia, la birra è considerata la più antica forma di bevanda alcolica in giro. E 'già esisteva già nel 9000 aC, in contrasto con lo sviluppo molto più tardi i vini' volte nel 6.000 aC. Quindi, la seconda è una nuova forma di bevande alcoliche rispetto alla birra.

In termini di classe e valore sociale, il vino è stato collegato a un stigma più eloquente, come di solito è l'alcool di scelta per le occasioni formali come matrimoni, la notte dei premi, aperture galleria, balli, e simili. Le birre sono collocati ad un livello molto inferiore a quello dei vini, per essi sono diventati la bevanda standard per le masse. Beers si dice di appartenere a quella che viene definita come luogo comune, come spesso viene bevuto in meno incontri formali.

Secondo Variety, molti bevitori di alcolici sarebbe venuto a concordare che il vino è la bevanda più diverse tra i due. I vini in generale un sapore migliore, l'odore migliore, e hanno anche un ampio spettro di sapori. A differenza di birre che sono più o meno la stessa, indipendentemente dal produttore, e sono considerati come chiaramente lo stesso bevande alcoliche vecchio estratto dai grani di consueto, i vini sono molto più liberi in campo, perché c'è una pletora di vini aromatizzati in modo diverso in giro. Migliaia di uvaggi diversi, le variazioni di fermentazione e stili unici delle estrazioni sapore portare alla creazione di vini con gusti e sapori unici.

1. Le birre sono le bevande alcoliche più anziani rispetto ai vini.

2. Le birre sono imbrigliate da semi di cereali, mentre i vini sono generalmente prese da uve fermentate.

3. Le birre sono considerati i drink meno formale rispetto ai vini.

4. I vini sono più fonde, sapori e gusti rispetto alle birre.

domenica 19 dicembre 2010

La bassa fermentazione è abbandonata?

Ultimamente, dando una occhiata alla mia cantina e i miei acquisti birrari mi sono accorto che più passa il tempo e più sui miei scaffali sale la percentuale di birre ad alta fermentazione rispetto a quelle a bassa. Non è stato un fenomeno immediato, ma mi accorgo che andando alla ricerca di prodotti particolari ( per sentito dire o semplicemente per “completare” la gamma di qualche produttore ) spesso mi trovo ad acquistare una qualche esponente della famiglia delle Ale, piuttosto che una Lager.
Probabilmente una facile spiegazione salta in mente a tutti ( “è ovvio che una porter, una bitter o una golden belga siano più interessanti di una birretta commerciale” ) ma credo che si corra il rischio di banalizzare tutta una categoria di prodotti.
Se è vero che le centinaia di prodotti commerciali ( ma soprattutto industriali ) che hanno cercato di guadagnarsi una fetta di mercato giocando al ribasso dei prezzi ( e quindi della qualità ) hanno in qualche modo “screditato” la birra o quantomeno il genere delle “bionde” a bassa fermentazione, bisogna anche ammettere che ci sono lager molto interessanti o almeno pensate senza tirare la cinghia sulla qualità (comevi ho detto ho trovato spettacolare la Tipopils ).
Per fare un esempio, in un periodo in cui la gente sta imparando a conoscere birre “diverse dal solito” e molto più buone di quei marchi presenti in Italia da decenni,sempre più spesso si sentono nominare “nuovi” nomi, termini tecnici,  produttori, stili birrari che suscitano sempre molto interesse tra i curiosi. Guardacaso, però, le scoperte sono quasi sempre le birre d’abbazia, le birre nere, le birre artigianali o nel peggiore dei casi, le weiss.
Bisogna ammettere che quando un mercato composto al 90% da simil-pils e altre lager si apre a nuovi concorrenti è inevitabile che le novità siano quasi tutte dell’altra tipologia, ma quello che mi sembra strano è che la stessa sorte non è toccata ad altri stili a bassa fermentazione che sicuramente meritano attenzione e rispetto quanto gli altri. Solo per citarne alcune,le ricche Bock e Doppelbock, le Dunkel, le Keller sono stili antichissimi e dotati di una certa complessità ma non hanno riscoperto l’antico lustro come è stato per le Ales anglosassoni, americane o belghe.
Forse un certo tipo di birra è stato accolto meglio dai consumatori perchè è più facile coglierne le spiccate caratteristiche di gusti e aromi e le evidenti differenze con le “chiare amarognole”. Forse invece è stato solo un caso, che si scegliesse di provare a commercializzare un birra piuttosto di un altra..
Fatto sta che in effetti, pur senza scomodare i prodotti artigianali, la varietà offerta dal panorama delle birre ad alta fermentazione è molto ampia e interessante, così che i birrai possono sbizzarrirsi con miscele di malti speciali, speziature e lieviti originali. Questo determina la possibilità di creare prodotti davvero nuovi e molto distintivi ( sempre se la ricetta funziona ).
Oppure c’è da considerare un altro fattore, puramente tecnico, che screma le birre adatte ad un grande mercato da quelle meno “trattabili”. Sto pensando ai tempi tecnici di produzione e maturazione, che a volte possono essere paragonati, ma è vero che diversi stili ad alta fermentazione possono essere pronti per lo scaffale dopo circa 3 mesi dalla data di produzione, mentre speso per le lager questi tempi si moltiplicano.
Quindi anche l’elasticità dei produttori ha influito sulla diffusione di una categoria piuttosto dell’altra ? Oppure davvero, l’originalità, complessità e varietà di scelta delle ales hanno stravinto sulla finezza e tradizione delle lager ?
Voi cosa ne pensate ?

Di Raters, Beer Tickers e quel che sta nel mezzo

Vengo a sapere tramite il blog di Knut Albert dell’uscita di un nuovo lungometraggio sul mondo della birra. Dove questo debba uscire ancora non si sa, ma quel che è certo è che si tratta di un documentario.
Più precisamente Phil Parkin, il regista, ha deciso di seguire quattro accaniti appassionati birrofili inglesi nei loro spostamenti di pub in pub, da un festival all’altro. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che questo progetto ha il chiaro scopo di documentare e spiegare la pratica del “Beer Ticking” o Scooping, ossia l’intento di cercare, scovare, assaggiare e segnare il maggior numero di birre possibile.
Chiaramente questo hobby meriterebbe una spiegazione in più, dato che i Beer Tickers ( appunto il titolo del documentario, guardatevi il trailer ) prendono la cosa molto sul serio.  Il sig. Brian Moore per esempio, dopo una carriera trentennale come ticker ha raggiunto l’incredibile numero di 38.000 birre sui suoi taccuini ( si, trentottomila ) e non credo proprio abbia intenzione di fermarsi. Se pensiamo che poi molti di questi appassionati “operano” quasi esclusivamente in suolo brittannico beh, bisogna ammettere che sono risultati ragguardevoli ! A dirla tutta, nel grande panorama birrario mondiale, spesso la dedizione al puro incremento  numerico delle birre assaggiate viene visto come un atteggiamento negativo ( in quanto si dà per scontato che non ci sia il tempo nè il modo di godersi la birra che si sta bevendo ).
Inoltre,  anche nel caso di un consumo più moderato ma eccessivamente critico in termini di canoni stilistici e caratteristiche tecniche si rischia di passare dalla parte del torto.  Solitamente questa pignoleria analitica porta a guadagnarsi l’appellativo, inteso come dispregiativo, di “rater“. Anche in questo caso ci si immagina che chi ha sempre qualcosa da ridire su una birra non sarà mai capace di godersene una ( e magari nemmeno di sfruttare il carattere “socializzante” della bevanda ). Se non sbaglio questa definizione deriva da community birrarie comeRatebeer e BeerAdvocate che permettono agli utenti di tenere traccia delle birre assaggiate lasciando una propria opinione su ogni prodotto e assegnando quindi un punteggio ( rating ). In particolare Ratebeer è nato in Danimarca, paese in cui gli appassionati hanno quasi tutti in comune un approccio molto tecnico e critico nei confronti dei prodotti, arrivando  a valutare 4-5-6000 birre all’anno. Questo fenomeno si è guadagnato una cattiva reputazione anche perchè, pare, le oscillazioni delle classifiche di gradimento su questi siti di riferimento hanno ( e hanno avuto ) importanti ripercussioni anche sul mercato e non sempre i giudizi popolari raccolti sul portale erano poi tanto corretti/autorevoli/giustificati. Così ora se sentite l’espressione “raters danesi” sapete di cosa si sta parlando ;)
E io, dove mi piazzo in tutto ciò ? Beh, direi che avendo appena intrapreso l’esplorazione del mondo birrario sono decisamente curioso e assaggio tutto quello che riesco a reperire, ma sicuramente non lo faccio per stabilire record o guadagnarmi la fama di “ago della bilancia” del mercato :P
Ammetto che all’inizio di questa passione ( e di questo blog ;) ), mi sono lanciato con troppa sicurezza “alla conquista della prossima pinta”, seminando lungo la strada giudizi ed opinioni troppo “secchi” e che comunque non ero in grado di dare. Dopo essermi letto un po’ tutte le risorse disponibili in rete e qualche libro, dopo aver conosciuto la concezione della bevanda di un paio di birrai e confrontandola con quella dei miei conoscenti ero sicuro di essere abbastanza preparato per “dire la mia”.In un certo senso questo è vero. Su, ammettiamolo, il “bevitore di birra” medio conoscerà forse una decina di birre ( quelle reperibili nella sua città ) e contando anche quelle bevute una volta sola forse arriviamo a venti o trenta. Prendete invece un appassionato qualunque che però abbia approfondito un po’ di più la sua cultura ed ampliato la sua esperienza di degustazione e il numero salirà subito ad almeno 100 o 200. Se ci pensate sono già grandi numeri ( “per essere birre”! ).
Come si suol dire però, “non si finisce mai di imparare” ed infatti quella che secondo noi è una buona birra oggi, magari non lo sarà fra qualche mese, dopo l’assaggio di altri prodotti. Senza contare l’evoluzione dei gusti personali nel tempo e la ridefinizione delle scale di valori ( “questa birra è la più… che abbia assaggiato..” ).
E voi ? Come alimentate la vostra curiosità birraria ? Frequentate tutti i luoghi che possono offrire una nuova birra ogni weekend oppure mettete le radici nel vostro pub di fiducia e provate occasionalmente la nuova “birra del mese” ? Cassa di Moretti per tutto il mese o due o tre new entry la settimana ?
PS: Io comunque aspetto l’uscita di Beertickers :P

Bernard Celebration Lager e Special Dark

Una volta l’anno passa di qui il Mercato Europeo, con decine ( centinaia ) di commercianti da tutta europa a proporre prodotti tipici, folkloristici e pure un po’ di “roba da turisti” ( che tanto qualcuno che abbocca c’è sempre :P ). Principalmente si parla di prodotti gastronomici ma c’è anche qualche artgiano. Ovviamente non sto a parlarvi delle madeleine, dei brezel o le mini crèpes olanesi presenti alla manifestazione, bensì sappiate che qualche lungimirante commerciante ha visto bene di portare in questa landa desolata qualche birra “tipica” delle varie zone. Invovinate un po’… che ve lo dico a fare, certo che mi sono accaparrato qualche bottiglia :D Ok, non si tratta di chissà quali rarità, ma avendole sotto mano e non sapendo dove altro comprarle… ho approfittato dell’occasione ;)
La volta scorsa ero riuscito ad assaggiare le birre del trentino Demetra, l’austriacaOttakringer, le ceche Bohemia Regent e la Pardubický Porter. Questo giro di assaggi invece prevede le birre Bernard, le russe Baltika e… le famose Aventinus della Schneider ( si, due… scoprirete poi perchè ;) ).
Cominciamo con le non filtrate e non pastorizzate Bernard, ossia la Celebration Lager e la Special Dark . A quanto ho capito, la prima è una birra a bassa fermentazione ( appunto lager ), ma rifermentata in bottiglia tramite l’aggiunta di lievito “extra”. Chissà cosa intendono.. “arricchita con lievito” come le kellerbier ? Oppure aggiunto come nelle weisse a scopo “decorativo” ?
Comunque sia mi è piaciuta, questa birra dorata profumata dallo speziato del luppolo Saaz ( attendo conferme ) e con un gusto bilanciato tra malto e luppolo. Una parola ? Saporita… :D
Vogliamo parlare anche della sorella ? La Special Dark “è prodotta con 5 tipi di malti che le conferiscono un gusto unico”, dice il loro sito. Non garantisco sul numero, ma sicuramente le note tostate di almeno uno di questi si sentono bene, sia al naso che in bocca. Rimane una birra dalla schiuma beige persistente, abbastanza corposa e decisa, con un finale secco. Dovrei procurarmi qualche dunkel in più…:P
Entreranno nel mio personale olimpo birrario? Non lo so.. ma sicuramente mi sono piaciute e risollevano la categoria della bassa fermentazione… avvalorando le mie idee a riguardo :D