Ah, ma allora fate sul serio ! Se siete ancora qui è perchè vi interessa davvero. Bene, bravi Quindi vogliamo fare le cose per bene, senza sbevazzamenti incontrollati? Ok, proviamo a fare i seri allora
Precedentemente vi ho dato la mia personale visione di come bisognerebbe prepararsi a degustare una birra, magari per la prima volta. Ora passiamo all’assaggio vero e proprio, con il bicchiere in mano. Ecco, vedete, qui per me il rischio di entrare nella banalità è alto, dato che ci sono tanti libri e altre risorse ( anche in rete, per esempio qui, quo o qua ) che descrivono come procedere. Qualsiasi testo birrario citerà, dogmaticamente e in sequenza, la trinità degli aspetti: prima Visivo, poi Olfattivo e infine Gustativo, Amen. Non sarò io a sovvertire l’ordine naturale delle cose quindi non vi dirò di andare controcorrente e versarvi la birra nell’orecchio o fare impacchi di fondo di lievito in bottiglia per entrare in contatto mistico con il birraio. Si, credo che qualcuno lo consiglierebbe davvero. Scemo io a non provare, forse. Comuqnue farò finta di niente e immaginando che voi conosciate già un po’ della teoria ufficiale, mi permetto di aggiungere qualche consiglio pratico mirato. Se serve, come riferimento date una occhiata alle fonti che citavo prima
Non è un frullato
Quando nella prima fase stiamo valutando il colore, la schiuma e la limpidezza della birra è importante che il bicchiere sia stato riempito correttante, se no tanto vale. Se si tratta di una birra rifermentata in bottiglia quindi, prendetela dal frigor/cantina/scaffale e portatela dove si trova il bicchiere facendo attenzione a non scuoterla o capovolgerla come se fosse un succo di frutta. Nessuno nega la sottile goduria nel bere il cosiddetto “shot di lievito“, ma aspettate a versare il fondo dopo aver completato la degustazione
Riflettori
Non servono, non è un set fotografico, ma non potete pretendere di osservare le sfumature rossicce di quella porter a lume di candela. A parte la diversa percezione personale dei colori, la differenza tra “ambrato carico” e “arancio” o tra “tonaca di frate” e “mogano” potrebbe essere molto sottile. Potete mettere il bicchiere controluce se volete controllare il lievito in sospensione, ma non credo che invece aiuti per il colore. Insomma, anche se per essere precisi ci vorrebbe “la luce naturale di metà mattina”… la luce artificiale di casa vostra dopo una giornata di lavoro andrà bene, però accendetela
Giù il Cappello
Il manuale del giovane birrofilo impone il servizio di una birra con il suo bel cappello di schiuma. Ho già avuto modo di spiegare perchè la schiuma è nostra amica e non ritratterò assolutamente. Però quando volete scoprire quali aromi misteriosi può offrirvi quella birra, vi consiglio di versarne prima una piccola quantità nel bicchiere ( circa 10 cl ). Perchè mai ? Semplice: essendo poca, nel caso la birra sia ancora troppo fredda sarà più facile e veloce scaldarla tra le mani per far emergere le sostanze volatili aromatiche, inoltre in un bicchiere ben servito con una abbondante schiuma potrebbe volerci un po’ prima che i profumi trovino la strada per arrivare al vostro naso. E per quel che mi riguarda, una volta bevuti un paio di sorsi mi sento sempre un po’ condizionato dai sapori che ho appena sentito. Certo, dopo un po’, con la birra che raggiunge temperatura ambiente probabilmente si svilupperanno definitivamente tutti gli aromi presenti nel bicchiere… ma perchè non avere un primo, non condizionato parere in più ?
Su il Cappello
Quando poi verserete la birra per bene, per ammirarla nella sua completezza, non abbiate paura e lasciate che si formi una bella testa di schiuma. Oltre alla questione “estetica”, una bella schiuma vi aiuterà per esempio quando state bevendo una birra impegnativa che non si può ingollare in tre sorsi. Isola dall’aria e trattiente gli aromi. Perfetto Di solito poi le bolle più fini creano una schiuma pannosa e persistente ( e non sto parlando di metodi di spillatura ), ma dipende anche dallo stile. Se il bicchiere è ben pulito questo si traduce anche in una bella aderenza della schiuma alle pareti, uno spettacolo per gli occhi insomma ( per esempio la foto qui a lato dimostra “le doti” di una imperiosa Stille Nacht ).
Leggere i fondi del… luppolo
No, non vi sto suggerendo di procurarvi dei fiori da immergere nella birra, ma una indicazione “statistica” che potrebbe aiutarvi a capire da cosa derivano determinati profumi. Le prime volte che assaggiate stili birrari a voi sconosciuti o poco diffusi, con sapori nuovi, potreste avere dubbi su quali aromi siano effettivamente dovuti al luppolo, quali alle spezie o ai malti ( o almeno io li avevo.. e li ho tuttora ) . In quel groviglio di “sentori” c’è sicuramente la risposta, e per tirarla fuori potete provare così: prendetevi il tempo che volete per finire il bicchiere. Una volta vuoto, bevete un po’ d’acqua ( basta un sorso, aiuta a resettare il nostro naso ) e poi annusate di nuovo quel poco che è rimasto nel bicchiere. Non è matematicamente sicuro, ma in base alla mia esperienza ho notato che se è vero che i composti aromatici del luppolo sono i primi ad svolazzare via dopo aver aperto la bottiglia, è anche vero che una volta finito il bicchiere, in quel poco che rimane sul fondo è più facile identificaare le note luppolate. Quindi è probabile che le note dolci del malto e le eventuali spezie ve le siate bevute, ma annusando il bicchiere potreste identificare quelle (ormai tenui) componenti erbacee e resinose proprie della amata cannabinacea, isolate dal resto.
Io mi fermerei qui.
Come vi ho già detto, le tecniche, gli stili e i valori numerici è meglio che siano trattati dai professionisti. Io mi sono limitato a darvi qualche consiglio pratico generale, lasciando il giudizio vero e proprio alle vostre papille gustative. E poi ricordatevelo: sono i miei personalissimi consigli, non regole ferree. Insomma, qualcuno si sarà pur chiesto “ma se le sogna di notte queste cose sulle birre” ? beh forse in parte, ma questa mi sembrava una spiegazione molto più ragionevole
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