Birra vs Vino
C'è stato un lungo dibattito in cui è la bevanda alcolica più generale - è la birra o vino? Tuttavia, per determinare la risposta a questa domanda abbiamo bisogno di specificare il significato della parola 'migliore'. Tuttavia, entrambe le bevande sono buone. Probabilmente è solo una questione di preferenza. Entrambi possono essere utilizzati in cucina, e hanno i loro rispettivi contributi sanitari. La loro concentrazione di alcol anche variare a seconda del tipo di birra o vino.
Primo, le birre sono estratti da semi di cereali, come il malto, grano, mais e anche riso. Luppolo, in realtà una forma di fiore, sono anche componenti aggiuntivi di birre che agiscono come conservanti. Al contrario, il vino è anche un'altra bevanda alcolica, tratto da uva e succo d'uva fermentato in particolare.
Per quanto riguarda la storia, la birra è considerata la più antica forma di bevanda alcolica in giro. E 'già esisteva già nel 9000 aC, in contrasto con lo sviluppo molto più tardi i vini' volte nel 6.000 aC. Quindi, la seconda è una nuova forma di bevande alcoliche rispetto alla birra.
In termini di classe e valore sociale, il vino è stato collegato a un stigma più eloquente, come di solito è l'alcool di scelta per le occasioni formali come matrimoni, la notte dei premi, aperture galleria, balli, e simili. Le birre sono collocati ad un livello molto inferiore a quello dei vini, per essi sono diventati la bevanda standard per le masse. Beers si dice di appartenere a quella che viene definita come luogo comune, come spesso viene bevuto in meno incontri formali.
Secondo Variety, molti bevitori di alcolici sarebbe venuto a concordare che il vino è la bevanda più diverse tra i due. I vini in generale un sapore migliore, l'odore migliore, e hanno anche un ampio spettro di sapori. A differenza di birre che sono più o meno la stessa, indipendentemente dal produttore, e sono considerati come chiaramente lo stesso bevande alcoliche vecchio estratto dai grani di consueto, i vini sono molto più liberi in campo, perché c'è una pletora di vini aromatizzati in modo diverso in giro. Migliaia di uvaggi diversi, le variazioni di fermentazione e stili unici delle estrazioni sapore portare alla creazione di vini con gusti e sapori unici.
1. Le birre sono le bevande alcoliche più anziani rispetto ai vini.
2. Le birre sono imbrigliate da semi di cereali, mentre i vini sono generalmente prese da uve fermentate.
3. Le birre sono considerati i drink meno formale rispetto ai vini.
4. I vini sono più fonde, sapori e gusti rispetto alle birre.
Io amo la birra. Questo blog creato per condividere le mie conoscenze sulla birra a voi. Spero che vi piaccia
lunedì 20 dicembre 2010
domenica 19 dicembre 2010
La bassa fermentazione è abbandonata?
Ultimamente, dando una occhiata alla mia cantina e i miei acquisti birrari mi sono accorto che più passa il tempo e più sui miei scaffali sale la percentuale di birre ad alta fermentazione rispetto a quelle a bassa. Non è stato un fenomeno immediato, ma mi accorgo che andando alla ricerca di prodotti particolari ( per sentito dire o semplicemente per “completare” la gamma di qualche produttore ) spesso mi trovo ad acquistare una qualche esponente della famiglia delle Ale, piuttosto che una Lager.
Probabilmente una facile spiegazione salta in mente a tutti ( “è ovvio che una porter, una bitter o una golden belga siano più interessanti di una birretta commerciale” ) ma credo che si corra il rischio di banalizzare tutta una categoria di prodotti.
Se è vero che le centinaia di prodotti commerciali ( ma soprattutto industriali ) che hanno cercato di guadagnarsi una fetta di mercato giocando al ribasso dei prezzi ( e quindi della qualità ) hanno in qualche modo “screditato” la birra o quantomeno il genere delle “bionde” a bassa fermentazione, bisogna anche ammettere che ci sono lager molto interessanti o almeno pensate senza tirare la cinghia sulla qualità (comevi ho detto ho trovato spettacolare la Tipopils ).
Per fare un esempio, in un periodo in cui la gente sta imparando a conoscere birre “diverse dal solito” e molto più buone di quei marchi presenti in Italia da decenni,sempre più spesso si sentono nominare “nuovi” nomi, termini tecnici, produttori, stili birrari che suscitano sempre molto interesse tra i curiosi. Guardacaso, però, le scoperte sono quasi sempre le birre d’abbazia, le birre nere, le birre artigianali o nel peggiore dei casi, le weiss.
Bisogna ammettere che quando un mercato composto al 90% da simil-pils e altre lager si apre a nuovi concorrenti è inevitabile che le novità siano quasi tutte dell’altra tipologia, ma quello che mi sembra strano è che la stessa sorte non è toccata ad altri stili a bassa fermentazione che sicuramente meritano attenzione e rispetto quanto gli altri. Solo per citarne alcune,le ricche Bock e Doppelbock, le Dunkel, le Keller sono stili antichissimi e dotati di una certa complessità ma non hanno riscoperto l’antico lustro come è stato per le Ales anglosassoni, americane o belghe.
Forse un certo tipo di birra è stato accolto meglio dai consumatori perchè è più facile coglierne le spiccate caratteristiche di gusti e aromi e le evidenti differenze con le “chiare amarognole”. Forse invece è stato solo un caso, che si scegliesse di provare a commercializzare un birra piuttosto di un altra..
Fatto sta che in effetti, pur senza scomodare i prodotti artigianali, la varietà offerta dal panorama delle birre ad alta fermentazione è molto ampia e interessante, così che i birrai possono sbizzarrirsi con miscele di malti speciali, speziature e lieviti originali. Questo determina la possibilità di creare prodotti davvero nuovi e molto distintivi ( sempre se la ricetta funziona ).
Oppure c’è da considerare un altro fattore, puramente tecnico, che screma le birre adatte ad un grande mercato da quelle meno “trattabili”. Sto pensando ai tempi tecnici di produzione e maturazione, che a volte possono essere paragonati, ma è vero che diversi stili ad alta fermentazione possono essere pronti per lo scaffale dopo circa 3 mesi dalla data di produzione, mentre speso per le lager questi tempi si moltiplicano.
Quindi anche l’elasticità dei produttori ha influito sulla diffusione di una categoria piuttosto dell’altra ? Oppure davvero, l’originalità, complessità e varietà di scelta delle ales hanno stravinto sulla finezza e tradizione delle lager ?
Voi cosa ne pensate ?
Di Raters, Beer Tickers e quel che sta nel mezzo
Vengo a sapere tramite il blog di Knut Albert dell’uscita di un nuovo lungometraggio sul mondo della birra. Dove questo debba uscire ancora non si sa, ma quel che è certo è che si tratta di un documentario.
Più precisamente Phil Parkin, il regista, ha deciso di seguire quattro accaniti appassionati birrofili inglesi nei loro spostamenti di pub in pub, da un festival all’altro. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che questo progetto ha il chiaro scopo di documentare e spiegare la pratica del “Beer Ticking” o Scooping, ossia l’intento di cercare, scovare, assaggiare e segnare il maggior numero di birre possibile.
Chiaramente questo hobby meriterebbe una spiegazione in più, dato che i Beer Tickers ( appunto il titolo del documentario, guardatevi il trailer ) prendono la cosa molto sul serio. Il sig. Brian Moore per esempio, dopo una carriera trentennale come ticker ha raggiunto l’incredibile numero di 38.000 birre sui suoi taccuini ( si, trentottomila ) e non credo proprio abbia intenzione di fermarsi. Se pensiamo che poi molti di questi appassionati “operano” quasi esclusivamente in suolo brittannico beh, bisogna ammettere che sono risultati ragguardevoli ! A dirla tutta, nel grande panorama birrario mondiale, spesso la dedizione al puro incremento numerico delle birre assaggiate viene visto come un atteggiamento negativo ( in quanto si dà per scontato che non ci sia il tempo nè il modo di godersi la birra che si sta bevendo ).
Inoltre, anche nel caso di un consumo più moderato ma eccessivamente critico in termini di canoni stilistici e caratteristiche tecniche si rischia di passare dalla parte del torto. Solitamente questa pignoleria analitica porta a guadagnarsi l’appellativo, inteso come dispregiativo, di “rater“. Anche in questo caso ci si immagina che chi ha sempre qualcosa da ridire su una birra non sarà mai capace di godersene una ( e magari nemmeno di sfruttare il carattere “socializzante” della bevanda ). Se non sbaglio questa definizione deriva da community birrarie comeRatebeer e BeerAdvocate che permettono agli utenti di tenere traccia delle birre assaggiate lasciando una propria opinione su ogni prodotto e assegnando quindi un punteggio ( rating ). In particolare Ratebeer è nato in Danimarca, paese in cui gli appassionati hanno quasi tutti in comune un approccio molto tecnico e critico nei confronti dei prodotti, arrivando a valutare 4-5-6000 birre all’anno. Questo fenomeno si è guadagnato una cattiva reputazione anche perchè, pare, le oscillazioni delle classifiche di gradimento su questi siti di riferimento hanno ( e hanno avuto ) importanti ripercussioni anche sul mercato e non sempre i giudizi popolari raccolti sul portale erano poi tanto corretti/autorevoli/giustificati. Così ora se sentite l’espressione “raters danesi” sapete di cosa si sta parlando
E io, dove mi piazzo in tutto ciò ? Beh, direi che avendo appena intrapreso l’esplorazione del mondo birrario sono decisamente curioso e assaggio tutto quello che riesco a reperire, ma sicuramente non lo faccio per stabilire record o guadagnarmi la fama di “ago della bilancia” del mercato
Ammetto che all’inizio di questa passione ( e di questo blog ), mi sono lanciato con troppa sicurezza “alla conquista della prossima pinta”, seminando lungo la strada giudizi ed opinioni troppo “secchi” e che comunque non ero in grado di dare. Dopo essermi letto un po’ tutte le risorse disponibili in rete e qualche libro, dopo aver conosciuto la concezione della bevanda di un paio di birrai e confrontandola con quella dei miei conoscenti ero sicuro di essere abbastanza preparato per “dire la mia”.In un certo senso questo è vero. Su, ammettiamolo, il “bevitore di birra” medio conoscerà forse una decina di birre ( quelle reperibili nella sua città ) e contando anche quelle bevute una volta sola forse arriviamo a venti o trenta. Prendete invece un appassionato qualunque che però abbia approfondito un po’ di più la sua cultura ed ampliato la sua esperienza di degustazione e il numero salirà subito ad almeno 100 o 200. Se ci pensate sono già grandi numeri ( “per essere birre”! ).
Come si suol dire però, “non si finisce mai di imparare” ed infatti quella che secondo noi è una buona birra oggi, magari non lo sarà fra qualche mese, dopo l’assaggio di altri prodotti. Senza contare l’evoluzione dei gusti personali nel tempo e la ridefinizione delle scale di valori ( “questa birra è la più… che abbia assaggiato..” ).
E voi ? Come alimentate la vostra curiosità birraria ? Frequentate tutti i luoghi che possono offrire una nuova birra ogni weekend oppure mettete le radici nel vostro pub di fiducia e provate occasionalmente la nuova “birra del mese” ? Cassa di Moretti per tutto il mese o due o tre new entry la settimana ?
PS: Io comunque aspetto l’uscita di Beertickers
Bernard Celebration Lager e Special Dark
Una volta l’anno passa di qui il Mercato Europeo, con decine ( centinaia ) di commercianti da tutta europa a proporre prodotti tipici, folkloristici e pure un po’ di “roba da turisti” ( che tanto qualcuno che abbocca c’è sempre ). Principalmente si parla di prodotti gastronomici ma c’è anche qualche artgiano. Ovviamente non sto a parlarvi delle madeleine, dei brezel o le mini crèpes olanesi presenti alla manifestazione, bensì sappiate che qualche lungimirante commerciante ha visto bene di portare in questa landa desolata qualche birra “tipica” delle varie zone. Invovinate un po’… che ve lo dico a fare, certo che mi sono accaparrato qualche bottiglia Ok, non si tratta di chissà quali rarità, ma avendole sotto mano e non sapendo dove altro comprarle… ho approfittato dell’occasione
La volta scorsa ero riuscito ad assaggiare le birre del trentino Demetra, l’austriacaOttakringer, le ceche Bohemia Regent e la Pardubický Porter. Questo giro di assaggi invece prevede le birre Bernard, le russe Baltika e… le famose Aventinus della Schneider ( si, due… scoprirete poi perchè ).
Cominciamo con le non filtrate e non pastorizzate Bernard, ossia la Celebration Lager e la Special Dark . A quanto ho capito, la prima è una birra a bassa fermentazione ( appunto lager ), ma rifermentata in bottiglia tramite l’aggiunta di lievito “extra”. Chissà cosa intendono.. “arricchita con lievito” come le kellerbier ? Oppure aggiunto come nelle weisse a scopo “decorativo” ?
Comunque sia mi è piaciuta, questa birra dorata profumata dallo speziato del luppolo Saaz ( attendo conferme ) e con un gusto bilanciato tra malto e luppolo. Una parola ? Saporita…
Vogliamo parlare anche della sorella ? La Special Dark “è prodotta con 5 tipi di malti che le conferiscono un gusto unico”, dice il loro sito. Non garantisco sul numero, ma sicuramente le note tostate di almeno uno di questi si sentono bene, sia al naso che in bocca. Rimane una birra dalla schiuma beige persistente, abbastanza corposa e decisa, con un finale secco. Dovrei procurarmi qualche dunkel in più…
Entreranno nel mio personale olimpo birrario? Non lo so.. ma sicuramente mi sono piaciute e risollevano la categoria della bassa fermentazione… avvalorando le mie idee a riguardo
Birre Maestre: Duvel
Dopo tanta ricerca di birre nuove, particolari.. è bello ogni tanto aprire una bottiglia “sicura”, che sai che ti appagherà in un modo o nell’altro.
Non dico che la maggior parte delle birre nuove che assaggio siano cattive o una perdita di tempo, anzi. Soltanto che a volte viene voglia proprio di “quel” gusto, di “quei luppoli”, di “quella” birra insomma. Una volta può trattarsi di un dissetante bicchiere in estate, oppure un aperitivo diverso dal solito, oppure ancora avete bisogno dell’abbinamento perfetto con il piatto di stasera. Le birre che si prestano a fare da “rifugio”, insomma, hanno il pregio di non deludere mai ( di solito ) e quindi a seconda dei gusti ci sono bottiglie che non dovrebbero mai mancare in cantina. Ma quali birre entrano di diritto a far parte di questo fortunato gruppo ? Sicuramente devono essere birre molto buone, ben realizzate e che si distinguano dalle altre per qualche caratteristica peculiare. Ho pensato che queste birre, appunto per questi tratti distintivi, potrebbero essere delle ottime “Maestre” per esempio per riconoscere un certo luppolo, per conoscere meglio uno stile birrario, per capire una tecnica produttiva o per l’originalità della speziatura.
Personalmente, sono molto orientato ad aprire una bottiglia nuova, quando disponibile, rispetto ad una birra già conosciuta, ma ho già avuto modo di “registrare” alcuni prodotti ( a mio parere ) davvero unici e iconici, che vale la pena conoscere, ecco. Vi giro quindi con questa specie di rubrica le etichette da cui ho potuto imparare qualcosa. Partiamo dalle cose semplci…
Per qualcuno la Duvel sarà addirittura una scelta banale, data la già affermata presenza sul mercato, i volumi di vendita e quant altro. Ciò non toglie che sia un ottimo insegnante almeno per un paio di cose
La Duvel è una strong ale belga di 8,5%ABV, dorata, caratterizzata dai profumi freschi del luppolo, una importante schiuma e la sua avvertibile “frizzantezza”. Andando più a fondo, usando qualche tecnicismo, si scopre che i luppoli usati per questo “demonio” sono lo Styrian Goldings per conferire l’amaro e il Saaz per l’aroma ( questo è lo stesso luppolo tipicamente utilizzato nelle Pilsner ceche tradizionali ). Rimanendo in tema di profumi, quelli della Duvel vengono spesso descritti con note fresche, erbacee e floreali ( dovute al luppolo ) e di frutta bianca ( direi esteri prodotti dal lievito ) oltre all’alcol.
Oltre a regalare al Saaz un ulteriore punto come luppolo aromatico, la Duvel offre uno dei migliori esempi di schiuma compatta e persistente ( oltre che abbondante, occhio nel versarla! ). Deibenefici di una buona schiuma abbiamo già parlato, ma questa è davvero unica. Tantè checostituisce davvero un elemento caratteristico di questa birra. Come “bonus”, la persistenza e consistenza di questa schiuma ci permette di verificare un altra teoria ( e confermarla ). Si ritiene infatti che le sostanze amaricanti del luppolo tendano a concentrarsi nella schiuma, rendendola quindi ben più amara della birra stessa ( gli homebrewers più esperti ci sapranno spiegare le dinamiche.. ). Infatti se provate a prendere “una ditata” di quella bella montagnola che avete nel bicchiere e la assaggiate… voilà, pannosa amarezza !
Detto questo, la Duvel è spesso suggerita come aperitivo, profumato, gustoso e con un finale leggermente secco ( più il leggero amarognolo che aiuta l’appetito ). Unico suggerimento: occhio a versarla e occhio anche al tenore alcolico
Chi ha detto doppelbock? Eggenberg Urbock 23 e Samichlaus
Siamo ufficialmente nel periodo freddo quindi è piu che lecito andare in cerca di birre di un certo “tenore”. Dopo le Aventinus di qualche post fa, ho trovato, preso e assaggiato altre due birre piuttosto famose e adatte a “scaldare” le fredde serate di fronte al caminetto ( o piu realisticamente, il premio di fine giornata prima della buona notte ). Si tratta di due prodotti del birrificio austriaco Eggenber, entrambi esponenti dello stile delle doppelbock.
Breve momento di cultura birraria: Le Doppelbock sono una particolare versione dello stile tedesco a bassa fermentazione Bock. Si tratta di birre molto ricche, spesso caratterizzate da un intenso sapore (dolce) di malto, una leggera tostatura e un amaro poco percepibile. La tradizione vuole che questa forte birra sia stata prodotta originariamente dai monaci (dell’ordine di San Francesco da Paola, da cui Paulaner ) per il proprio sostentamento durante i periodici digiuni rituali in cui l’assunzione di qualsiasi cibo solido era proibito. Dato che ufficialmente la prima doppelbock prese il nome di “Salvator”, i prodotti dello stesso tipo giunti in seguito le resero omaggio aggiungendo ai loro nomi il suffisso “ator”.
Per ulteriori approfondimenti potete dare una occhiata qui e qua per esempio.
Tornando a noi, le due portabandiera della Eggenberg non deludono le aspettative e con un contenuto alcolico di 9,6%ABV per la prima e addirittura 14%ABV per la seconda richiedono un consumo molto attento e “rispettoso”.
La Urbock 23 ( bock “originaria”, 23 sono i gradi Plato ) si presenta di colore dorato scuro e limpido. Pochi secondi dopo averla versatà la schiuma già tende a sparire, per quanto sia davvero fine e di bell’aspetto. Già al naso ho immaginato come il malto fosse ben in evidenza, con una leggera nota alcolica a spalleggiarlo. Come prevedibile il gusto dolce e lo scarso amaro del luppolo non sforano lo stile e il finale caldo insieme alla carbonazione molto lieve aiutano a confermare l’attitudine di “birra da meditazione”
Sicuramente una ottima birra, non c’è che dire, ma personalmente non riesco ancora ad apprezzare la grande “maltosità” di certi prodotti. Ora sparo una perla, quindi prendetela con le molle… ma per intenderci un intenso gusto di malto ricorda il gusto del pomodoro cotto. Per me è un sapore troppo intenso ecco, preferisco quando è “camuffato” da luppoli o speziature.. o semplicemente le birre meno maltose
La Urbock 23 ( bock “originaria”, 23 sono i gradi Plato ) si presenta di colore dorato scuro e limpido. Pochi secondi dopo averla versatà la schiuma già tende a sparire, per quanto sia davvero fine e di bell’aspetto. Già al naso ho immaginato come il malto fosse ben in evidenza, con una leggera nota alcolica a spalleggiarlo. Come prevedibile il gusto dolce e lo scarso amaro del luppolo non sforano lo stile e il finale caldo insieme alla carbonazione molto lieve aiutano a confermare l’attitudine di “birra da meditazione”
Sicuramente una ottima birra, non c’è che dire, ma personalmente non riesco ancora ad apprezzare la grande “maltosità” di certi prodotti. Ora sparo una perla, quindi prendetela con le molle… ma per intenderci un intenso gusto di malto ricorda il gusto del pomodoro cotto. Per me è un sapore troppo intenso ecco, preferisco quando è “camuffato” da luppoli o speziature.. o semplicemente le birre meno maltose
Si potrebbe pensare quindi che assaggiare laSamichlaus sia quasi un mio gesto masochistico, invece no. Questa birra, dal passato un po’ movimentato, è ritenuta da molti una ottima doppelbock, nonchè birra dalle ottime capacità di invecchiamento. La Samichlaus viene prodotta il 6 dicembre e “subisce” una maturazione di 10 mesi prima di essere immessa sul mercato. Si tratta di una specialità stagionale, che prima faceva parte della gamma della svizzera Hurlimann, poi per qualche tempo scomparsa dal mercato e poi rievocata dalla Eggenberg, attuale proprietaria dei diritti. Bando alle ciance e stappiamo la bottiglia. Questa volta la schiuma non fa nemmeno in tempo a formarsi e rimane solo un leggero strato sopra la birra rosso scuro ( tendente al marrone ). Se riuscite a mettere le mani su una di queste assicuratevi di aprirla a temperatura quasi-ambiente, per non perdervi gli intensi profumi. Tenerla in frigor o anche solo aprirla direttamente a temperatura di cantina ( soprattutto in questa stagione ) potrebbe voler dire privarsi di metà di questa birra. Il naso infatti è molto intenso, ricco con il solito malto in prima fila ma accompagnato da una evidente componente di frutta rossa ( ciliegia? ). Il gusto è altrettanto “potente” e complici l’alto contenuto alcolico, la carbonazione quasi assente e una consistenza quasi oleaosa ogni sorso risulta particolarmente caldo e avvolgente. Lo so, sembra una pubblicità dei “moscierì” ma giuro che è davvero una birra da provare
Bene, cosa aspettate ? Via, via.. a comprare delle doppelbock per l’inverno!
Celebrazione di una sfacciata curiosità
È inevitabile, quando si coltivano le proprie passioni gli altri se ne accorgono.
Quando poi certe passioni diventano molto forti e occupano gran parte del nostro tempo, dei nostri pensieri,dei nostri discorsi ( e parlando di birra, anche delle nostre azioni ), chi ci sta vicino comincia a sospettare qualcosa. Nel migliore dei casi, gli amici prenderanno semplicemente atto che il nostro non è un hobby passeggero ma una vera e propria attitudine, gli altri forse sospetteranno l’inizio di qualche disturbo psichico o chissà cos’altro ( maligni ).
Non so bene in quale categoria mettermi, ma sicuramente ho logorato a sufficienza chi mi sta attorno da far loro comprendere chiaramente cosa mi frulla per la testa. I risultati si vedono un po’ ogni giorno, ma un piccolo evento come un compleanno funge da “prova del nove”. Ecco quindi che dopo almeno un anno di farneticazioni da birrofilo luppolo-dipendente ( nel senso buono, eh ), sembra che tutti quelli al corrente della ricorrenza si siano messi daccordo per celebrare la mia repentina discesa verso il punto di non ritorno. Ed ecco il ricco bottino:
Beh, cosa si può dire di fronte a cotanta generosità? Grazie! Per chi non mastica molto di gadgettistica e nomenclatura birraria ecco il censimento (dal primo piano verso le retrovie ):
- Uno stupendo calice della Triple Karmeliet ( in rappressentanza, in vero, di un edonistico set di 6 )
- Oude Geuze 3Fonteinen Vintage 2005 ( così approfondisco l’argomento “acide”, ovviamente “vecchie” )
- Brewdog Tokyo* ( gli aficionados sapranno che questo colma un desiderio/curiosità precedentemente comparso in una whishlist )
- De Struise Browers Tsjeeses Reserva ( questa è davvero una chicca natalizia! )
- Brasserie Caracole Nostradamus ( altra natalizia che avrò il piacere di conoscere nel periodo delle feste )
- Parte della gamma Baladin: Noel, Super, Nora, Wayan e Isaac ( e se dico che tra centinaia di birre assaggiate, quelle di Baladin non le avevo ancora provate ? Vengo lapidato ? )
- Lurisia Gazzosa e Chinotto, sempre made in Piozzo ( Non sono nè esperto ne gran consumatore di nessuna delle due, ma vanno assaggiate )
Se non fosse ancora chiaro, direi che la mia combriccola è del genere “i matti vanno assecondati, sorridi e fai finta di niente” e per questo meritano un grosso ringraziamento.. sia per i magnifici regali sia perchè mi sopportano 52 settimane l’anno senza frustarmi. Qualcuno si presta persino a fare da autista sobrio quando serve, quindi chapeau
Quindi prima di tornare a godermi il bottino rinnovo il ringraziamento a tutti ( parenti, amici, passanti ) e a voi che leggete post come questo anche se non vi interessa minimamente. A buon rendere!
Abbinamenti Natalizi: Panettone e Birra Artigianale
Ci stiamo velocemente avvicinando alle feste natalizie ed è inevitabile, cominciamo a vedere una serie di leccornie che ci salutano dalle vetrine illuminate. Per molti è un periodo molto duro, vi capisco
Parlando di specialità natalizie solitamente si finisce a parlare di dolce e a seconda della zona in cui abitate i protagonisti possono essere tanti e diversi tra loro. C’è però un dolce che forse è il più rappresentativo delle tavole italiane sotto le feste, forse più al nord che al sud. Sto parlando chiaramente del panettone, che la tradizione vuoleben lievitato, ricco e con gli immancabili canditi. Forse prendere in esame il panettone in Italia può sembrare semplicistico ma per fare un esperimento, e dimostrare che la birra può “intrufolarsi” anche in queste occasioni ho pensato ad un dolce che conoscono (quasi) tutti
Si ma attenzione, non ho preso un panettone qualsiasi, eh. Grazie ad Alessandro sono riuscito a mettere le mani su quello che il Gambero Rosso ha eletto miglior Panettone d’Italia: quello di Iginio Massari della pasticceria Veneto di Brescia. Ok, so che non è verosimile che tutti mangino panettoni artigianali durante le feste… ma data la possibilità di assaggiarlo, quello del sig. Iginio mi è sembrato un perfetto candidato
Io non sono sicuramente un esperto gastronomico e tantomeno in fatto di dolci. Quindi non vi dirò di aver riconosciuto l’influenza del lievito piuttosto che della glassa. Però di panettoni ne ho mangiati.. e se anche non sono un grande appassionato di dolci quelli buoni sanno farsi riconoscere È ovviamente il caso di questo della pasticceria Veneto, giallissimo, soffice e “burroso”. Finita qui ? No, certo, perchè l’uvetta appassita e le scorze di arancia canditi sono lì che aspettano. Sarà una considerazione banale ma.. qui l’uvetta sa di uvetta e le scorze d’arancia sanno di arancia. E vi pare poco Non mancano poi la glassa all’amaretto e le mandorle intere a guardire il tutto. Insomma se siete indecisi su un regalo “goloso” qualche amante dei dolci a Natale.. con questo panettone artigianale non sbagliate
Quale birra si può abbinare ad un dolce così semplice ma allo stesso tempo importante ? Sono stati i canditi a farmi scegliere.
Vi spiego: Solitamente i birrifici che producono una birra natalizia ( o comunque invernale ) si prodigano nel cercare il perfetto mix di spezie per caratterizzare la propria creazione, spesso raggiungendo risultati unici e fortemente distintivi. Secondo il credo belga “se una spezia si riconosce tra le altre, allora il mix è sbagliato”, le specialità invernali che ho assaggiato fino ad ora erano davvero particolari, unici, con profumi e sapori molto intensi e originali ma appunto nessuno di loro aveva una spiccata tendenza verso questa o quella spezia, o un collegamento a questo o quel piatto della tradizione.
La mia scelta è ricaduta sulla Bon Nadal del Birrificio La Buttiga. Si tratta di una birra che non cade troppo lontano dai canoni del genere birrario, con una aromatizzazione “ampia” ma ben bilanciata e non stucchevole. Già al naso si trovano alcuni classici dello stile come cannella, noce moscata, chiodi di garofano.. e comincia a farsi notare la nota distintiva delle scorze d’arancia. Ma è in bocca che forse la Bon Nadal segna il punto decisivo. Dopo ogni sorso (dolce e corposo ) infatti, sono iluppoli americani Cascade e Amarillo a chiudere in bellezza con le loro note agrumate di pompelmo.
Può sembrare una trovata piuttosto semplice, ma credo che l’uso di questi luppoli ( tipicamente usati in stili come APA e IPA ben più luppolati, beverini e di un tenore alcolico minore ) senza che influenzino con un amaro eccessivo il carattere generale della birra abbia portato ad un risultato molto gradevole.
Questa caratteristica secondo me si sposa perfettamente con le scorze di arancia candita presenti nel panettone ( a maggior ragione questi nella creazione di Massari, molto gustose e “aranciose” ). La speziatura della Bon Nadal accompagna senza coprire il panettone e la sua carbonazione ( seppur non eccessiva ) è sufficiente per sollevare l’impasto “burroso” e ripulire il palato. Uvetta e glassa incontrano anche lo zenzero nella birra completando l’opera. Nonostante un impegnativo tenore di 9%ABV, l’alcol non l’ho percepito affatto (almeno fino al momento di alzarsi ), quindi non influenza nè profumo nè gusto.
Che dire, in fin dei conti avevo di fronte una birra e un panettone, ma come sempre è la qualità a fare la differenza. Non voglio sicuramente spacciare questo abbinamento come il migliore o unico possibile, ma certamente si tratta di due prodotti di grande qualità che riescono ad esaltarsi a vicenda, andando anche controcorrente dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, come la birra possa accompagnare anche i dolci. Per di più, anche quelli della tradizione natalizia
Salute!
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