Di solito non concentro tutti gli assaggi di un birrificio in un unico post, ma per comodità questa volta faccio una eccezione Come semi spoilerato in un post precedente, un paio di settimane fa ho potuto mettere le mani sulle bottiglie di un noto birrificio poco distante da casa mia. Il Birrificio del Ducato è a Roncole Verdi, frazione nota ai più per aver dato i natali a Giuseppe Verdi. Le birre sono sette, quindi non mi dilungo più del necessario e scrivo un paio di righe per ciascuna. Sempre per non trasformare il post in un papiro, le immagini sono miniature, e se volete vederle meglio cliccatele e si espanderanno magicamente
ViAEmilia : La Pils del Ducato per me entra in “concorrenza” diretta con la Tipopils del Birrificio Italiano. Forse solo perchè è giusto la seconda pils artigianale che bevo, o forse per il deciso carattere luppolato che le caratterizza. Il dry hopping della ViAEmilia con fiori di luppolo Tettnang ( lo dice il loro sito ) comporta una forte nota erbacea al naso, lasciando beverinità e finale secco a fare il resto. Forse richiede una maggior tolleranza all’amaro rispetto alla parente comasca, ma mi è piaciuta molto. Penso che cercherò di ritrovarla in estate.
AFO: Passando dalla bassa all’alta fermentazione c’è la Ale For Obsessed, parente delle pale ale americane ( stile che ho cominciato a conoscere con piacere nelle ultime settimane ). Invitantissimo colore ambrato carico, quasi rossastro e una schiuma non finissima ma persistente. Questa è una di quelle birre che mi stimola a provare ricette nuove nei miei esperimenti di homebrewing: oltre al “prevedibile” profumo agrumato fa capolino anche della frutta gialla (esotica?) molto gradita dal sottoscritto, che si chiede quindi quale sia il luppolo responsabile. E lo vuole provare Tornando alla birra il gusto leggermente caramellato, un corpo sicuramente non esile e un finale amaro abbastanza lungo la rendono secondo me una session beer abbastanza pericolosa.
New Morning: Attenzione, forte pericolo di faziosità (la mia) su questa bottiglia. Le Saison sono uno stile che mi ha sempre affascinato e credo sempre di averne assaggiate troppo poche. I profumi e le speziature di queste birre beverine e rinfrescanti mi hanno sempre fatto un certo effetto. E questa, vincitrice di molti premi in giro per il mondo non mi ha deluso affatto. Con profumi floreali (di preciso non saprei dire quali) e di una speziatura “fresca” ( coriandolo? ), leggermente pepata rientra perfettamente nei canoni, per quanto essi valgano, risultando beverina e con un finale secco leggermente amaro. Bene, bravi, bis. No, forse è meglio di no ( ma ci sono anche le bottiglie da 33cl! )
Sally Brown: La scurona del gruppo in quanto a stile assomiglia ad una porter, marrone scurissimo e con una schiuma beige non molto persistente. Sicuramente il punto forte sia al naso che in bocca sono i malti (leggo 11!), soprattutto quelli tostati (note di caffè) e leggermente affumicati che caratterizzano anche l’amaro di questa birra. Personalissimamente preferisco le birre tostate meno carbonate e magari un filo meno amare ma sicuramente la Sally Brown si distingue dalla massa e trova un sacco di estimatori.
Chimera: Pur non essendo il mio genere questa ambrata strong ale mi ha colpito molto. Morbidissima, dolce e dai toni caldi, dopo un leggero gusto caramellato è emersa quella che io ho identificato con un vago “frutta rossa” ( prugna? ) e un finale secco inaspettato. Molto piacevole, la prossima volta la provo in abbinamento a qualche piatto… suggerimenti ?
Winterlude: Per gli amanti dei numeri, la più alcolica di tutte è la Winterlude con i suoi 8,8%ABV. Dichiaratamente ispirata alle Tripel belghe direi che i paletti principali sono rispettati con buona pace di quelli che “ah ma lo stile vorrebbe che…”. Color dorato carico, carbonazione decisa, corposa e un finale luppolato. Al mio naso (un po’ raffreddato al momento dell’assaggio) sono arrivati profumi fruttati e leggermente pungenti, spero di riprovarla quando sarò in condizioni migliori. Anche perchè “l’erba cipollina dal luppolo di Poperinge” mi è sfuggita e quindi vorrei cercarla ancora
Verdi Imperial Stout: Chiudo in bellezza con questa fantastica Imperial Stout. Eggià, era un po’ di tempo che non facevo un ripasso dello stile ma questa bottiglia mi ha sicuramente rinfrescato le idee. Nera, densissima e quasi oleosa finisce nel bicchiere quasi senza fare schiuma, che infatti è beige e poco persistente. Una “sniffata” e compaiono subito le note tostate di cioccolato presenti anche in bocca. Morbidissima, la Verdi si riserva il colpo di scena per il finale. Oltre ai già citati suggerimenti tostati arriva anche un po’ di liquirizia e… attenzione… un finale leggermente piccante di peperoncino che ci sta davvero bene. È la prima volta che mi capita di bere una birra in cui sia stato usato del peperoncino ma… in questa Imperial Stout è stata davvero la famosa ciliegina sulla torta, ottima.
Risultato: Previa selezione in base ai miei personalissimi gusti, la possibilità di trovare le bottigliette da 33cl fa sì che questo birrificio veda spesso la mia cantina, soprattutto in estate (ma ammetto che sarei curioso si far invecchiare un paio di Verdi… )
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