Eh? Si, lo so.. il titolo non è molto rivelatore. Però garantisco che le due birre sono di gran livello Una real ale davvero molto interessante, anche se forse un po’ fuori stagione e un primo incontro con un birrificio artigianale belga molto rinomato. Alla vostra
Hogs Back Old Tongham Tasty
Ogni tanto capita. Capita che prendi una birra senza troppe speranze, la tieni in cantina per un po’ e poi la riesumi qualche settimana dopo. Quasi ti eri dimenticato di averla comprata ( ho detto quasi ) e scegli che sarà la vittima di quella sera. “Ma si, prima o poi l’avrei bevuta comunque”. E invece sono proprio quelle bottiglie insospettabili a rivelarsi invece degli ottimi acquisti, tanto che ti chiedi perchè non l’hai aperta prima. Per me è stato questo il caso della OTT della Hogs Back Brewery. L’etichetta riporta con fierezza il riconoscimento del CAMRA, che attesta l’appartenenza della birra alla “stirpe” delle Real Ales tradizionali. Passando oltre a lustrini ed etichette dorate, una volta stappata la OTT si è presentata quasi oleosa e scurissima con riflessi rossastri, formando nel bicchiere una finissima schiuma pannosa e persistente. Non essendo un barley wine, non mi aspettavo da una birra inglese tanta complessità, per giunta in “soli” 6%ABV. Al naso caramello, cacao in polvere e frutta sotto spirito mettono già sulla buona strada anticipando il gusto pieno e morbido che mi ricorda un po’ anche certe marmellate. Protagonisti sono comunque i malti tostati. Non come una stout, si intende, ma bilanciatissimi ed eleganti insieme ad un intervento del luppolo avvertibile ma affatto aggressivo. Il risultato è una birra molto piacevole, complessa, che riesce ad essere una ottima “birra da meditazione” pur senza contenuti alcolici esagerati. E poi ha i tre porcellini sull’etichetta, non so se mi spiego Ho in cantina anche il loro barley wine, “A over T”. Chissà come sarà…
La Rulles Blonde
Tanti di voi conosceranno almeno di nome questo birrificio per un altra birra: L’Estivale. Purtroppo non sono riuscito ad accaparrarmela ma in compenso ho trovato questa loro Blonde. E a dimostrazione della giungla selvaggia in cui si trova oggi la distribuzione di Birra Artigianale in Italia indovinate un po’ dove l’ho trovata ? In un supermercato in campagna. Evidentemente chi pensa a rifornire gli scaffali ha parecchia libertà di manovra… e soprattutto passione e curiosità. Questi marchi di solito si vedono solo nelle enoteche o i beershop. Beh, meglio per me Come dicevo non ho nessun paragone con altre loro birre, quindi ho assaggiato questa golden ale come avrei assaggiato quella di qualunque altro birrificio. So solo una cosa: è paurosamente beverina. A volte certe ale belghe sono tutto fuochi d’artificio di lieviti e spezie ma non questa. O meglio, il naso mi è sembrato comunque lievitoso (come certe tripel) e leggermente agrumata (limone?), ma non dà sicuramente uno schiaffone di esteri. Sotto la schiuma compatta però c’era la birra e andava assaggiata. Un gusto leggero e dolce, qualche nota floreale, l’alcol totalmente nascosto ai sensi e un finale equilibratissimo di luppolo. Una beverinità che davvero non mi aspettavo da questo genere. La bottiglia finisce paurosamente alla svelta. Faccio per alzarmi… ed ecco dov era finito l’alcol. Leggo l’etichetta, che dice 7%ABV. Non l’avrei mai detto. Complimentoni Grégory, bravo… mi hai fregato
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